La trappola del perdono..

La psicoterapia non deve aggregare a sé il perdono, come unico rimedio, ma deve mettere in evidenza la situazione attuale e prenderne coscienza. Un terapista non può modellare a suo piacimento a far credere al paziente che viene a cercare felicità e giustizia, che otterrà queste condizioni, come lo stesso non deve pretendere le medesime. Sotterrare odio, pregiudizi, rancori, malumori, non fa parte di un percorso costruttivo, la finalità è appurare ed accettare i fatti per come sono. Chi per sua decisione non vorrà mai perdonare, chi lo farà con molti compromessi, alcuni capiranno che è giusto separarsi dal proprio partner, altri troveranno nuove energie nel rapporto, sono tutte soluzioni corrette ed equilibrate, se prese dopo aver fatto una analisi approfondita su se stessi. Il detto “pace è perdonare” è di per se stesso molto ambiguo, certo il perdono totale crea in noi pace, ma da li a dire che “il perdono è salutare” ce ne passa. Il tempo gioca a favore del perdono, poi spesso succede che si preferisce più che perdonare dimenticare per lasciarci alle spalle brutti ricordi, e non dover conviverci quotidianamente. Ricordiamo che la psicoterapia non è una religione ne un metro morale, è una tecnica per l’igiene mentale. Alcune terapie nonostante tutto si basano su questi fondamentali principi del perdono, con il rischio (se non la certezza) che a distanza di tempo il paziente si sente nuovamente “arrabbiato” o mal disposto verso determinate situazioni, questo perché le suddette terapie reprimono o insabbiano temporaneamente questo voler dire “no! Non ti perdono” e allora un consiglio:


-Accettare e vivere quello che sentiamo senza repressione, bene o male che esso sia
-Se ci sentiamo vittime, è probabile che per i nostri parametri questo sia vero
-Se invece il perdono ci permette serenità allora ben venga


Il concetto è semplice come fondamentale, o cambiamo i nostri valori/parametri così da avere una prospettiva differente e poi successivamente decidere il da farsi, oppure valutare che questo non è necessario perché la nostra posizione in quel frangente è già corretta e allora rafforzare le nostre convinzioni, accettandole e dimostrandole apertamente, se poi chi ci sta dinanzi non le condivide, è bene rispettare anche la sua opinione, senza farsi troppo coinvolgere.